venerdì 4 marzo 2016

Recensione Spotlight


Liberaci dal male, oh, Informazione








TRAILER:




Regia: Tom McCarthy
Sceneggiatura: Tom McCarthy e Josh Singer
Cast: Mark Ruffalo, Rachel McAdams, Michael Keaton, Liev Schreiber, John Slattery, Stanley Tucci, Brian d'Arcy James, Billy Crudup
Durata: 2h9m
Genere: Drammatico
Anno: 2015
Nazione: Stati Uniti

Notte del 28 febbraio. Ci troviamo in uno scenario raccapricciante: quello dei premi Oscar. Una data che verrà ricordata come il giorno in cui si è commesso un duplice crimine ai danni di due pellicole, eccessivamente bistrattate (ma non troppo visti i premi), che avrebbero dovuto trionfare in maniera assoluta nello scenario degli Academy. Due dei registi più influenti della scena cinematografica vittime di uno sporco complotto ordito dal potere della grande distribuzione. Quentin Tarantino (The hateful eight) e George Miller (Mad Max: fury road) non hanno avuto ciò che si meritavano: il monopolio totale sulle tanto agognate statuette.
Ma ecco che in questo clima di meschini sotterfugi si nota un bagliore in lontananza, bagliore che mette in evidenza due tra i tesori più ambiti da ogni cineasta (miglior film e miglior sceneggiatura) e se li aggiudica, facendo rodere non poco il fegato a Inarritu e al suo dibattuto Revenant. Lo "spotlight" appunto, la grande sorpresa dell'anno, che nel momento della sua prima visione ha provocato in me sentimenti talmente distanti e forti da lasciarmi un grande vuoto nel profondo. Ne rimasi al contempo estasiato, per quanto riguarda la messa in scena, e trafitto all'animo da quanta potenza espressiva e drammatica venga emanata da una trama che non può che essere definita sprezzante, tagliente e cruda; il paradiso nel cuore dell'inferno.
La storia è semplice: una divisione del Boston Globe, quotidiano di spicco d'oltreoceano, si trova a doversi occupare di un'indagine, propriamente quella riguardante l'insabbiamento di una gran moltitudine di prove riguardanti casi di abuso perpetrati da personaggi di spicco e non della chiesa cattolica bostoniana, inizialmente, e americana col proseguire della narrazione. Non mi sento di dover dire altro in questo ambito se non: "guardatelo con attenzione e fatelo vostro". Questo film non farà altro che entrarvi nel cuore da quanta sofferenza esprime, così come le testimonianze delle vittime sono entrate dentro ai personaggi che ad un certo punto del film diranno di non essere neppure riusciti ad assistere alla messa domenicale e, anche se fedelissimi, la loro visione della religiosità verrà messa a dura prova.
Si riscontrano in quest'opera scene ad alto carico emotivo, ma non forzato per compiacere il pubblio come quello notato nel film che al momento sta andando per la maggiore in sala: The Danish girl, ma un'emotività frutto della grande crudezza che il regista ha voluto offrire senza mezzi termini al pubblico; come del resto la stessa inchiesta fece proponendo ai lettori un così vasto repertorio di atrocità, meritandosi tra l'altro il premio Pulitzer nel 2001. Dialoghi gestiti alla perfezione, si accavallano alle peripezie dei giornalisti in cerca di informazioni da chiunque possa darne. Le trovano, ma la conoscenza ha un prezzo: entreranno in profonda empatia con gli abusati e soffriranno come loro di una "violazione spirituale", citando le parole di un personaggio.
Parlando appunto di personaggi è immediato notare il cast stellare che ci viene proiettato di fronte; attori magistrali per performance magistrali, ecco come si presenta Spotlight. Ruffalo e Keaton dominano la scena, Schreiber incanta nella sua compostezza e la McAdams lascia esterrefatti.
McCarthy con questa sua ultima opera riesce a dar vita ad un film che è estremamente fincheriano nella sua componente thriller e la fotografia profondamente asettica, fatta da inquadrature per lo più fisse e dalla forte presenza di zoomate, in modo tale da farci concentrare più sul vissuto dei giornalisti che sul caso in sé. Un film umanissimo dotato di un montaggio veramente raffinato e posato che mi sento di consigliare a tutti e che sono sicuro che vi lascerà stupiti e addolorati, aprendovi forse uno spiraglio di luce, uno "spotlight" sul marcio che si insidia dove dovrebbe regnare il Bene.
(vi invito a porre l'attenzione soprattutto su tre scene: quella del dialogo tra Mark Ruffalo e Rachel McAdams, il sermone del vescovo dopo la caduta delle torri gemelle, che è forse il modo più azzeccato per mostrare l'ipocrisia della Chiesa e la scena in cui l'anziano giornalista scopre chi realmente è il suo vicino di casa)




IMMAGINI DAL FILM:







Buona visione...